Il No al Mega-Macello

Il mega-macello è la nostra "battaglia" principale. 
Il progetto è stato annunciato sottovoce negli ultimi mesi del 2011, quando lo stesso veniva valutato e promosso a pieni voti dall'amministazione comunale di Manerbio, desiderosa di regalare nuovo benessere (?!) e nuove grandi opportunità lavorative alla cittadinanza. Poi il 19 gennaio 2012 è stato annunciato e svelato (in modo alquanto parziale) in un "Piccolo Teatro" gremito in ogni ordine di posto.
A fare le veci dei signori Pini, grandi "professionisti" della macellazione suina, c'era il sindaco Cesare Meletti, in una veste forse un pò troppo imprenditoriale e un pò troppo poco di primo cittadino; e magari anche un pò sbalordito dalla grande affluenza alla serata (in parte per merito del nascente Coordinamento dei Movimenti Beni Comuni che con un volantinaggio effettuato in extremis ha ricordato alla cittadinanza che ci sarebbe stata questa grande presentazione e che forse qualche approfondimento ulteriore l'avrebbe anche meritato).
E sentiti i dati di questo progetto, si è avuta ulteriore consapevolezza che un approfondimento andava davvero fatto: 100.000 mq di terreno agricolo (presso il casello autostradale) occupati, 40mila suini macellati alla settimana per un totale di 2 milioni annui, un andirivieni di autocarri per il trasporto dei suini continuo giorno e notte, 80 litri di acqua (prelevati dalle falde acquifere) utilizzati al secondo (!), a fronte di circa 500 posti di lavoro (ma che lavoro è?e per chi?).
Il nostro Coordinamento, al tempo ancora in fase embrionale, ha in seguito intensificato le riunioni, ha approfondito i numerosi aspetti del progetto, ha raccolto dati e si è espresso in modo nettamente contrario a questo insediamento produttivo. Ed ecco i tanti perchè:


TIPOLOGIA E QUALITA' DEL LAVORO - SITUAZIONE DELL'ATTIVITA' 
DI MACELLAZIONE SUINICOLA IN ITALIA:
DATI SULLA MACELLAZIONE SUINICOLA
(Oltre 13 milioni di suini all’anno macellati in Italia)

Il nuovo macello di Manerbio macellerebbe oltre 2 milioni di animali, cioè oltre il 16% della macellazione italiana in un solo Comune! Questo comporterebbe inevitabilmente un devastante impatto ambientale. Quindi quella di Manerbio non sarebbe una macellazione aggiuntiva: quali conseguenze ci saranno sugli altri macelli lombardi?

QUALITA’ DELL’OCCUPAZIONE NELLA MACELLAZINE SUINICOLA ITALIANA

In Italia si stimano 5.000 dipendenti nel settore, di cui almeno 2.500 di imprese esterne che sono in costante aumento. Molte di queste imprese sono false cooperative che assumono quasi esclusivamente lavoratori stranieri, i quali vengono suddivisi in etnie con pesanti pericoli di coesione sociale.


ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO NEI MACELLI SUINICOLI

Le assunzioni vengono, ormai, effettuate principalmente solo tramite false cooperative che, attraverso appalti o affitti di rami di azienda, reclutano lavoratori. Spesso, questo tipo di soluzione organizzativa, rappresenta una palese violazione di legge, definita “somministrazione irregolare di manodopera”, cioè vero e proprio caporalato!
L’apertura del macello di Manerbio provocherebbe la chiusura di almeno tre macelli nell’area lombarda; ed è quindi possibile prevedere la migrazione massiccia dei lavoratori delle false cooperative.


SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI


Fenomeni di caporalato, ritmi di lavoro elevatissimi, tanto che le malattie professionali in questo settore stanno esplodendo con pesanti costi sociali che ricadranno sulla comunità.
Orari di lavoro che non conoscono fine o inizio. La flessibilità degli orari è a livelli elevatissimi: sai quando entri a lavorare, ma non sai quando esci e spesso si conosce l’orario di inizio lavoro con un SMS; oppure riposo “forzato” e non retribuito. Non esistono ferie retribuite, mentre malattie e infortuni vengono parzialmente riconosciuti, solo per citare alcuni elementi. E' possibile pensare che il nuovo mega-macello di Manerbio possa avere una organizzazione del lavoro diversa dagli altri macelli? Di questo bisognerebbe discutere, per capire le ricadute occupazionali, pesantissime, ma anche quelle sociali che potremmo avere sul nostro territorio. (Sarebbe interessante “sfidare”, chi millanta le mirabolanti prospettive occupazionali del nuovo mega-macello, in un dibattito pubblico con la presenza dei sindacati del settore, i quali potrebbero portare testimonianze dirette della “qualità” di questa occupazione). 


COSTO DEL LAVORO NEI MACELLI ITALIANI

Un dipendente “diretto” di un’impresa alimentare costa al datore di lavoro, compreso tutte le incidenze contrattuali e previdenziali, oltre 22 euro/ora. Le ore di lavoro svolte dalle false cooperative, gestite dai caporali, vengono retribuite dai 12 ai 15 euro/ora. Un risparmio che va dai 10 ai 7 euro/ora. Un corrispettivo economico, quello riconosciuto a queste false cooperative, insufficiente per garantire un contratto regolare ai lavoratori. Questo è ciò che accade nella maggior parte dei macelli italiani. E’ questa l’occupazione di cui abbiamo bisogno a Manerbio?


EVASIONI FISCALI E CONTRIBUTIVE

In molti macelli italiani questo è, purtroppo, uno degli elementi che rende più “competitive” le imprese: lavoro nero o solo parte delle ore retribuite, elargizioni di rimborsi e trasferte esentasse che producono redditi imponibili molto bassi. Avremo così famiglie di lavoratori stranieri (molto numerose) di questa “nuova occupazione” che, fiscalmente dichiarano imponibili fiscali bassissimi e ISEE da “miseria”. I Comuni del comprensorio dovranno così garantire servizi pubblici scontatissimi o gratuiti, oltre alle inevitabili spese aggiuntive per garantire assistenza


INFILTRAZIONI MAFIOSE


Quando il modello competitivo dei macelli è basato su un organizzazione del lavoro che prevede sfruttamento ed evasione/elusione fiscale si offre una incredibile opportunità alla criminalità organizzata di infiltrarsi, così come denuncia il rapporto di SOS Imprese di Confesercenti pubblicato all’inizio del 2012. Possibile pensare che, il nuovo  mega-macello di Manerbio, possa avere una organizzazione del lavoro completamente “rispettosa” dei contratti di lavoro e delle leggi di questa Repubblica, quando il contesto già esistente produce questo tipo di esempi?


DIMENSIONE DEI MACELLI E CONCORRENZA


E’ vero che in Europa le dimensioni dei macelli sono paragonabili a quelle del macello che si vorrebbe costruire a Manerbio. Vero è che la competitività dei macelli, così come sono organizzati, si gioca anche sugli alti volumi di macellazione. Vero è che i macelli europei vendono carni suine a prezzi più bassi, anche del 20% in meno, creando pesanti ricadute anche sui nostri allevamenti presenti sul territorio.
Quello che però non si dice è che il prezzo inferiore è creato da suini allevati e nutriti in modo qualitativamente diverso da quelli italiani. I suini rimangono negli allevamenti meno tempo (costo di produzione inferiore). Questi sono i “suini leggeri”, usati dalla salumeria italiana la quale non distingue prodotto italiano o straniero
Sarebbe interessante capire che tipo di progetto industriale presenta l’imprenditore Pini. Cioè sarebbe opportuno capire se intende macellare per il circuito DOP definito “suino pesante”, che serve per produrre prosciutti di Parma o San Daniele, fiore all’occhiello del nostro Made in Italy, o per il “suino leggero”. Se la risposta è “suino pesante” le conseguenze sono: chiusura di almeno tre macelli nel raggio di 300 km da Brescia e migrazioni di centinaia di lavoratori già specializzati, formati e già “predisposti” ad essere inquadrati nelle false cooperative. (Tuttavia nel circuito della produzione DOP non c’è al momento margine per aumentare il mercato se non si decide politicamente di sostenere seriamente il Made in Italy).
Se la risposta è “suino leggero” questo vuole dire pesante riorganizzazione degli allevamenti locali che, comunque, non riuscirebbero a competere con gli allevatori e macellatori europei perché la carne italiana non viene valorizzata né dalla grande distribuzione italiana e nemmeno dalle grandi imprese di trasformazione. Esiste quindi il fondatissimo pericolo per gli allevatori locali che si stia occultando una futura massiccia importazione dall’Europa dell’Est di “materia prima” sottoforma di animali vivi o mezzene.


IMPATTO AMBIENTALE (ARIA-ACQUA-TERRA)

in fase di aggiornamento

IL "GEMELLO" DI KUTNO - LA SITUAZIONE IN POLONIA


fotr. Piotr Panfil

Il macello polacco, che si trova nella città di Kutno (circa 50mila abitanti) della Holding Pini è stato definito come il macello a cui  si vuole ispirare quello di Manerbio.
E' stato realizzato nel 2010 ed è uno degli impianti più grandi di tutta Europa.
Fin dai suoi primi mesi di vita questo macello sembra abbia avuto notevoli problemi sia dal punto di vista dell'impatto ambientale, sia dal punto di vista del rispetto dei diritti dei lavoratori.
Gli articoli, i video e la testimonianza che trovate qui sotto ne sono la prova.








LA SOCIETA' HAMBURGER PINI SRL

E' giusto che i cittadini di Manerbio, e non solo, sappiano chi è che ha intenzione di investire in modo così netto (si parla di 50 milioni di Euro) sul proprio territorio.
Il progetto è stato presentato dalla società Hamburger Pini srl a socio unico, con sede a Manerbio e con capitale sociale di 31.200 Euro.
Unico socio: la società Uschi Digard Limited, con sede a Cipro e capitale sociale di 1.000 Euro.
Consiglieri: Pini Roberto, Pini Piero e Pini Marcello.

Sulla carta non sembra proprio una società che possa effettuare un simile investimento...anche se i signori Pini sono proprietari di altri macelli e della società Bresaole Pini Spa (che, produce Bresaole IGP della Valtellina con carne di zebù brasiliano) infatti gli stessi sono solo consiglieri della società, pertanto la responsabilità legale della società stessa è in capo alla sola Uschi Digard Limited con sede a Cipro (un paradiso fiscale) e con capitale di soli 1.000 Euro...

1 commento:

  1. La solita operazione "sporca" sotto tutti i suoi aspetti.
    Dobbiamo prendere posizione a favore dello sviluppo e della diffusione di un'agricoltura e zootecnia locale rispettose dei principi di salute, tutela del territorio, dell'occupazione e della dignita' dei lavoratori, favorendo progetti che puntino alla qualita' del prodotto ed alla distribuzione del reddito sotto forma di ricadute benefiche sul territorio.
    Occorrono iniziative che informino efficacemente la popolazione e che siano intese ad entrare in relazione con la rete delle molte iniziative animate da questi valori gia' presenti nella nostra regione.

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